Scienze politiche, mi veniste incontro una sera di maggio, ed io convinto che il mio mestiere fosse il bandolo del vero non disgiunto da un rigorosissimo intervento, vi abbracciai e appoggiai il capo sulle vostre vigorose rassicuranti mammelle.
Da voi, trassi la forza per sferrare l’attacco contro il nemico tremendo, che reprimeva da tutte le parti, che poi, diciamo la verità, era previsto che si facesse anche di più, ma che vuoi, quando sei lì ti manca la voglia non c’è neanche il terreno favorevole a un certo punto cominci a scazzare allora basta è tutto un troiaio.
Scegliere un lavoro è il mio problema
ma è colpa del sistema la mia immobilità
non mi sono ancora realizzato
nel senso che ho sprecato le mie capacità
E pensare che io
fosse per me chissà cosa farei
io che ho sempre fallito
con tutte quelle doti che ci avrei
Io sarei così adatto
per fare un bel mestiere da amatori
chissà nel socialismo
che lavori
Non riesco neanche a fare l’amore
non ho più la fantasia
con tutto quello che ci ho d’intorno
non è colpa mia
È solo un fatto esterno
non riesco neanche a muovere un dito
non si può fare più niente
sono tutto compresso
attorcigliato sono quasi impotente.
E pensare che io
fosse per me chissà come sarei
con la voglia di amare
col potenziale erotico che avrei
Non mi sono mai espresso
non ho mai avuto donne innamorate
chissà nel socialismo
che scopate
E giustamente sono anche cattivo
mi deve avere sciupato
l’indifferenza di una mamma ostile
ci ho l’io devastato da trauma infantile
È solamente mancanza di amore
io sono buono non c’entro
se vi faccio del male non reagite
sono debole di dentro
E pensare che io
fosse per me lo so cosa vorrei
una mamma ideale
come l’immagine che ho già di lei
Una donna stupenda
che strappa il suo bambino dalle fiamme
chissà nel socialismo
che mamme.
Scegliere una vita è il mio problema
ma è colpa del sistema la mia immobilità.