DISCOGRAFIA
L'Inserimento (prosa)
Testo L'Inserimento (prosa) - 1976/1977
Bisogna che prima o poi ne faccia qualcosa di me, vediamo un po', cosa posso fare da grande? Adesso c’ho trentasette anni
- Andate a lavorareeee,
mio zio non è ancora morto. Lui l'ha sempre detto che io sono sprecato, e sì, perché io potenzialmente, potrei far tutto. Non so se provare o no. Potrei riiscrivermi all'uni¬versità, mi mancano venticinque esami. Sono stato stupido però eh, potevo approfittare al tempo degli Unni, si, quando si en¬trava nelle aule dai professori, col libretto in mano, fir¬ma vecchia bagascia. Gliene abbiamo messa di paura al tempo degli Unni, ditemi pure borghese, ditemi pure borghese, non di più. Il termine borghese di merda, per loro era il più leggerino, era come dire che uno non aveva più vent’anni. E come firmavano. Trenta, trenta, trenta. Gliene abbiamo messa di paura al tempo degli Unni.
Ora Attila è consigliere regionale... gli Unni sono un po' sfasciati, è normale dopo i periodi di splendore, dopo le vittorie si sa, come l'impero romano. Ti metti a suonare la chi¬tarra ed è la fine. No, l'università non va più bene, è tornato tutto come prima, anzi, ti fanno certi mazzi. E fanno bene eh, hanno bisogno di gente preparata per la produzione. E il fine giustifica i mazzi.
No, per ora va bene, m'arrangio, lavoretti qua e là, saltuari, che se un domani uno fa lo scrittore, li mette nella biografia. Ne ho due più di Henry Miller. Henry Miller non ha fatto il ladro, e le collanine.
A noi ci hanno rovinato quelli lì, i Miller, i Kerouac, on the road, on the road. On the road noi. E loro a casa, gattacci neri finti, hanno portato scalogna solo a noi che siamo ancora qui a vendere le collanine. Non posso mica vendere le collanine fino a sessantacinque anni eh, bisogna che mi dia un limite, non mi ci vedo, magro, tutto bianco, un po' di artrosi, ma allegro. Il nonno dei fiori. Nooo, riprenderò a studiare, diventerò inge¬gnere, passerò dall'altra parte, coi gatti bianchi. Un momento, calma. Li guardo un po' prima. Io non diventerò come loro, questo è certo. Li vedo, li vedo sempre pronti a rincorrere un direttore nei corridoi, a divincolarsi vicino a lui parlandogli un po' dal basso ossequiosi sco¬dinzolano, continuano a corrergli dietro, inciampano lo raggiungono ancora sempre più bassi.
E poi se lo guar¬dano, lo seguono a passettini e annuiscono viscidi stri¬scianti, schifosi.
E a casa, minestrine al burro, il Corriere. Ci vogliono delle minestrine al burro per essere come loro. E la mo¬glie, come li capisce. E i tre figli. Ci vogliono tre figli. Scopano, però eh, non mi sembrava. Certo, ci vogliono tre figli e l'amore, la fedeltà, la loro fedeltà a tutto.
Come hanno fatto?
- Andate a lavorareeee,
mio zio non è ancora morto. Lui l'ha sempre detto che io sono sprecato, e sì, perché io potenzialmente, potrei far tutto. Non so se provare o no. Potrei riiscrivermi all'uni¬versità, mi mancano venticinque esami. Sono stato stupido però eh, potevo approfittare al tempo degli Unni, si, quando si en¬trava nelle aule dai professori, col libretto in mano, fir¬ma vecchia bagascia. Gliene abbiamo messa di paura al tempo degli Unni, ditemi pure borghese, ditemi pure borghese, non di più. Il termine borghese di merda, per loro era il più leggerino, era come dire che uno non aveva più vent’anni. E come firmavano. Trenta, trenta, trenta. Gliene abbiamo messa di paura al tempo degli Unni.
Ora Attila è consigliere regionale... gli Unni sono un po' sfasciati, è normale dopo i periodi di splendore, dopo le vittorie si sa, come l'impero romano. Ti metti a suonare la chi¬tarra ed è la fine. No, l'università non va più bene, è tornato tutto come prima, anzi, ti fanno certi mazzi. E fanno bene eh, hanno bisogno di gente preparata per la produzione. E il fine giustifica i mazzi.
No, per ora va bene, m'arrangio, lavoretti qua e là, saltuari, che se un domani uno fa lo scrittore, li mette nella biografia. Ne ho due più di Henry Miller. Henry Miller non ha fatto il ladro, e le collanine.
A noi ci hanno rovinato quelli lì, i Miller, i Kerouac, on the road, on the road. On the road noi. E loro a casa, gattacci neri finti, hanno portato scalogna solo a noi che siamo ancora qui a vendere le collanine. Non posso mica vendere le collanine fino a sessantacinque anni eh, bisogna che mi dia un limite, non mi ci vedo, magro, tutto bianco, un po' di artrosi, ma allegro. Il nonno dei fiori. Nooo, riprenderò a studiare, diventerò inge¬gnere, passerò dall'altra parte, coi gatti bianchi. Un momento, calma. Li guardo un po' prima. Io non diventerò come loro, questo è certo. Li vedo, li vedo sempre pronti a rincorrere un direttore nei corridoi, a divincolarsi vicino a lui parlandogli un po' dal basso ossequiosi sco¬dinzolano, continuano a corrergli dietro, inciampano lo raggiungono ancora sempre più bassi.
E poi se lo guar¬dano, lo seguono a passettini e annuiscono viscidi stri¬scianti, schifosi.
E a casa, minestrine al burro, il Corriere. Ci vogliono delle minestrine al burro per essere come loro. E la mo¬glie, come li capisce. E i tre figli. Ci vogliono tre figli. Scopano, però eh, non mi sembrava. Certo, ci vogliono tre figli e l'amore, la fedeltà, la loro fedeltà a tutto.
Come hanno fatto?
Dall'album Libertà Obbligatoria - tracce:
PRIMO TEMPO
- Introduzione (prosa)
- I Reduci
- L'Inserimento (prosa)
- Flash
- Le Carte
- Il Delirio
- La Cacca Dei Contadini (prosa)
- Il Comportamento
- Il Dono (prosa)
- Lona (canzone-prosa)
- Il Sogno di Gesù (prosa)
- L'Uomo Muore
SECONDO TEMPO
- La Solitudine
- La Coscienza (prosa)
- La Smorfia
- I Partiti (prosa)
- Le Elezioni
- Il Tennis (prosa)
- Quando Lo Vedi Anche
- L'America (prosa)
- Si Può
- Il Sogno Di Marx (prosa)
- Il Cancro
- Finale (prosa) - bis