Credo che sia giunto il momento di parlarvi del presente.
Per i filosofi, il presente non esiste, si sa. E forse hanno ragione, perché sicuramente c’è, il passato, e c’è il futuro. E il presente sarebbe fatto da, un po' di passato, e da un po' di futuro. Fatto stà che quando uno dice, ora, è già dopo, o prima. Chiaro, mica tanto insomma. Volevo dire, prima si stava male, ora, siamo messi male. Alcuni degli amici più cari, sono un po' scoppiati, altri si illanguidiscono in sane ginnastiche corpora¬li. In parlamento ce n’è uno... tutti gli altri sono in galera.
E allora? Non c’è più l’interlocutore? No signori, dimenticavo i più geniali, siamo qui, noi i migliori. Intendo dire tutti quelli che sono riusciti a togliersi di dosso la pesantezza di qualcosa che ingombra, per dedicarsi allo smitiz¬zante. Si, perché di fronte all’idiozia dei vecchi moralisti, preferisco vedere l’uomo di cultura, che si fa fotografare nudo su un divano a fiori. E si, per questa sua capacità di saper vivere il gioco, sto parlando insomma, di quelli veramente colti, che con sottile ironia hanno riscoperto, l’effimero. Ecco che cos’è il presente, l’effimero.
E devo dire che per della gente come noi che non crede più a niente è perfetto. Basta lamentarsi, la cosa più intelligente da fare, è quella di giocare d’astuzia, con i segnali del tempo.
Ma attenzione, perché, tra l’avere la sensazione che il mondo sia una cosa poco seria e il muovercisi dentro, perfettamente a proprio agio, esiste la stessa differenza che c’è tra l’avere il senso del comico e essere ridicoli.