DISCOGRAFIA
La Paura
Testo La Paura - 1991/1992
E camminando di notte, nel centro di Milano, semideserto e buio e vedendomi venire incontro, l’incauto avventore, ebbi un piccolo sobbalzo nella regione epigastricoduodenale che a buon diritto chiamai, paura o vigliaccheria emotiva.
Sono i momenti in cui amo la polizia. E lei lo sa, e si fa desiderare. Si sente solo il rumore dei miei passi, avrei dovuto mettere le Clark.
La luna immobile e bianca, disegna ombre allungate e drittissime. Non importa, non siamo mica qui per fare delle fotografie dai.
Cappello in testa, e impermeabile chiaro che copre l’abito scurissimo, l’uomo che mi viene incontro, ha pochissime probabilità di essere Humprey Bogart. Le mani stringono al petto qualcosa di poco chiaro.
Non posso deviare, mi seguirebbe, il caso cane gatto è un esempio chiarissimo. Finché nessuno scappa, non succede niente, appena uno scappa, quell’altro ... Ed è giusto, perché se uno scappa, deve avere una buona ragione per essere seguito, altrimenti che scappa a fare? Da solo? In quel caso si direbbe semplicemente, corre, e se lui non mi seguisse, non ho voglia di mettermi a correre come un cretino alle due di notte per Milano, senza le Clark.
La luna, è sempre immobile e bianca, come ai tempi in cui c’erano ancora le notti d’amore. Non importa, proseguo per la mia strada, non devo aver paura, la paura è un odore, e i viandanti lo sentono. Sono peggio delle bestie questi viandanti, è chiaro che lo sentono.
Ma perché sono uscito? Avrei dovuto chiudermi in casa, e scrivere sulla porta, non ho denaro, a titolo di precauzione, per scoraggiare ladri e assassini. E lo strangolatore solitario? Quello se ne frega dei soldi.
Dovrei andare a vivere in Svizzera, non si è mai abbastanza coraggiosi da diventare vigliacchi definitivamente.
Ma l’importante ora è andare avanti, deciso. Qualsiasi flessio¬ne, potrebbe essere di grande utilità al nemico. La prossima traversa è vicina e forma un angolo acuto... acuto o ottuso, non importa. Però sento che lo potrei raggiungere l’angolo, e allora... ma il nemico avanza, allunga il passo, o è una mia impressione?
Ricordati del cane e del gatto, anche lui ha paura di me. Devo puntargli addosso come un incrociatore, sì, avere l’aria di speronarlo, ecco così, è lui che si scosta disegna una curva. No, mi punta.
Siamo a dieci metri. Le mani stringono al petto... un grosso mazzo di fiori, un mazzo di fiori? Chi crede di fregare? Una pistola, un coltello, nascosto in mezzo ai tulipani, come sono furbe le forze del male.
Eccolo, è a cinque metri, è finita, quattro tre due un...
Ahhhh, niente, era soltanto, un uomo. Un uomo che senza il minimo sospetto, mi ha sorriso, come fossimo due persone. E’ strano, ho avuto paura di un’ombra nella notte, ho pensato di tutto, l’unica cosa che non ho pensato... è che poteva essere semplicemente, una persona.
La luna, continua a essere immobile e bianca, come ai tempi in cui, c’era ancora l’uomo.
Sono i momenti in cui amo la polizia. E lei lo sa, e si fa desiderare. Si sente solo il rumore dei miei passi, avrei dovuto mettere le Clark.
La luna immobile e bianca, disegna ombre allungate e drittissime. Non importa, non siamo mica qui per fare delle fotografie dai.
Cappello in testa, e impermeabile chiaro che copre l’abito scurissimo, l’uomo che mi viene incontro, ha pochissime probabilità di essere Humprey Bogart. Le mani stringono al petto qualcosa di poco chiaro.
Non posso deviare, mi seguirebbe, il caso cane gatto è un esempio chiarissimo. Finché nessuno scappa, non succede niente, appena uno scappa, quell’altro ... Ed è giusto, perché se uno scappa, deve avere una buona ragione per essere seguito, altrimenti che scappa a fare? Da solo? In quel caso si direbbe semplicemente, corre, e se lui non mi seguisse, non ho voglia di mettermi a correre come un cretino alle due di notte per Milano, senza le Clark.
La luna, è sempre immobile e bianca, come ai tempi in cui c’erano ancora le notti d’amore. Non importa, proseguo per la mia strada, non devo aver paura, la paura è un odore, e i viandanti lo sentono. Sono peggio delle bestie questi viandanti, è chiaro che lo sentono.
Ma perché sono uscito? Avrei dovuto chiudermi in casa, e scrivere sulla porta, non ho denaro, a titolo di precauzione, per scoraggiare ladri e assassini. E lo strangolatore solitario? Quello se ne frega dei soldi.
Dovrei andare a vivere in Svizzera, non si è mai abbastanza coraggiosi da diventare vigliacchi definitivamente.
Ma l’importante ora è andare avanti, deciso. Qualsiasi flessio¬ne, potrebbe essere di grande utilità al nemico. La prossima traversa è vicina e forma un angolo acuto... acuto o ottuso, non importa. Però sento che lo potrei raggiungere l’angolo, e allora... ma il nemico avanza, allunga il passo, o è una mia impressione?
Ricordati del cane e del gatto, anche lui ha paura di me. Devo puntargli addosso come un incrociatore, sì, avere l’aria di speronarlo, ecco così, è lui che si scosta disegna una curva. No, mi punta.
Siamo a dieci metri. Le mani stringono al petto... un grosso mazzo di fiori, un mazzo di fiori? Chi crede di fregare? Una pistola, un coltello, nascosto in mezzo ai tulipani, come sono furbe le forze del male.
Eccolo, è a cinque metri, è finita, quattro tre due un...
Ahhhh, niente, era soltanto, un uomo. Un uomo che senza il minimo sospetto, mi ha sorriso, come fossimo due persone. E’ strano, ho avuto paura di un’ombra nella notte, ho pensato di tutto, l’unica cosa che non ho pensato... è che poteva essere semplicemente, una persona.
La luna, continua a essere immobile e bianca, come ai tempi in cui, c’era ancora l’uomo.
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