25 Gennaio 2022
La Fondazione Gaber è felice e onorata che, in occasione dell’ottantatreesimo compleanno di Giorgio Gaber, Google abbia voluto dedicargli la speciale e creativa scritta dedicata ai grandi personaggi e ai grandi eventi.
Non poteva esserci iniziativa migliore per ricordare il Signor G, anche presso il pubblico più giovane, a riprova dell’importanza che la sua figura e la sua opera continuano a rappresentare.
Caro Signor G,
sarà abituato a ricevere mille lettere dai suoi fans, ma Le dico subito che io non sono fra questi. E conoscendoLa direbbe: “Meno male!”. Lo stesso etimo, che rimanda a "fanatismo", è credo quanto di più lontano dalla Sua (e se mi permette di dirlo anche mia) mentalità. No no. Sono un Suo estimatore, che è ben diverso.
Non ci siamo mai conosciuti, per ragioni anagrafiche (Lei se ne è andato quando io ero solo un bambino). Dunque perché scriverLe?
Innanzitutto, buon compleanno!
Mi duole non avere nulla da regalarLe, a Lei che tanto ci ha regalato.
Mi dispiace anche confermarLe che Lei aveva ragione, quando diceva che il terzo millennio sarebbe stato contrassegnato dalla dittatura del mercato. Se possibile, le cose vanno anche peggio di qualche anno fa (il che è tutto dire).
Il fatto è questo, Signor G. Le scrivo per una semplice ragione. Lei ci manca.
Ci mancano quelle Sue canzoni pronte a schiaffeggiare le nostre facce ipocrite, e nel medesimo tempo carezzare i nostri volti provati.
Ci manca il Suo elogio di quella solitudine che non è posa, e di quella compagnia che è – quando riesce ad esserlo – incontro.
Ci manca quella saggezza da nonno dell’Italia (e se la faccio, scusi il termine, incazzare, mi perdoni. So che l’espressione è un po’ inflazionata…), italiano autentico proprio nel Suo proclamare di non sentirsi tale.
Ci manca il Suo costante praticare l’esercizio del dubbio, Signor G, perché l’incredibile dilagare dell’imbecillità si abbina alla assoluta fermezza sulle proprie posizioni. Di merda.
Ecco… ripensando a “Io se fossi Dio”, Le confesserò: non mi manca il Suo – scusi ancora il termine - sputtanare le istituzioni. E lo sa perché? Perché in questi giorni ci riescono benissimo da sole.
Ma una cosa mi manca davvero molto.
In questo mondo in cui insegniamo ai nostri giovani l’agenda 2030 e, nel contempo, quattro idioti svolazzano per l’atmosfera inquinando in un solo giorno quanto tutte le metropoli in un mese…
In questo mondo in cui oramai non abbiamo neanche più voglia di chiederci cosa sia la destra e cosa sia la sinistra…
In questo mondo in cui i russi minacciano l’Ucraina, e dunque "ci sarà sempre qualche guerra, qualche altro genocidio";
In questo mondo in cui "ritirarsi in campagna, come ha fatto Lei", è forse l’unico modo per evitare una bronchite da smog;
In questo mondo in cui i "cani sciolti" vengono visti con sospetto, e in cui la felicità auspicabile è quella di non dover postare su Instagram per ricordare al mondo che esisti (lo consideri "Il conformista 2.0")
Ecco, in questo mondo qua, la cosa che mi manca di più è sentirLa cantare:
“Io ti voglio dire, che non è mai finita: che tutto quel che accade fa parte della vita”.
Perché in questo momento faccio davvero fatica a crederci.
Con affetto, e tanti rinnovati auguri,
Daniele Fumagalli